Indice

Centottanta anni fa lo sbarco in Calabria dei fratelli Attilio ed Emilo Bandiera

Articolo di Sergio Chiatto

Un'effervescente vita editoriale

Articolo di Sergio Chiatto

Il Natale dei cosentini

Un fascino senza tempo

Articolo di Sergio Chiatto

Un viaggio negli anni venti

Articolo di Sergio Chiatto

I 45 anni della chiesa di Ss Salvatore

Articolo di Sergio Chiatto

Gabriele Rocca, un maestro di vita

Articolo di Sergio Chiatto

Michele Pane, il poeta ribelle

Articolo di Sergio Chiatto

Cattedrale, un fascino imperituro

Articolo di Sergio Chiatto

Il  180°centenario dei moti del 15 marzo 1844 a Cosenza

Articolo di Sergio Chiatto 

La Fiera di San Giuseppe

Articolo di Sergio Chiatto

La via Crucis di Pietrafitta

di Vincenzo Napolillo

LA RICONVERSIONE DELLA TRATTA FERROVIARIA Perito di Pedace-Moccone

di Giuseppe Garro

I ricordi di Cicciobumma - 1- Enzo Sanguedolce

La costituzione del 1848

di Sergio Chiatto

La costituzione borbonica

di Sergio Chiatto

S. Maria delle Grazie a Lago

di Sergio Chiatto

Il mare, ponte tra civiltà

di Sergio Chiatto

Le prime elezioni nel Sud Borbonico

di Sergio Chiatto



 

Storia e costume

Pubblichiamo di seguito alcuni articoli del nostro socio ordinario Sergio Chiatto

Ecco un altro articolo di Sergio Chiatto su Nicola Misasi e il suo romanzo "In Magna Sila"

E qui c'è la storia della Cattedrale di Cosenza

Via Crucis di 14 stazioni, dipinta su legno dall'artista Adelaide La Valle, situata nel convento di S. Antonio a Pietrafitta.

di Vincenzo Napolillo

...Un lavoro grandioso di Adelaide La Valle, una sorta di epica figurativa, che dialoga con l'osservatore in un contatto diretto ed efficace e ne capta la partecipazione viva e interiore, per la compostezza dei sentimenti più ardenti e autentici, per la sacra rappresentazione, dotata di immagini solenni e di afflato universale, che muove all'ammirazione e alla commozione.


Ecco un validissimo contributo del nostro socio prof. Giuseppe Garro sulla possibile riconversione della tratta ferroviaria Perito di Pedace-Moccone

La tratta ferroviaria che dalla stazione di Perito di Pedace, q. m. 450 s.l.m., porta ad una delle più alte stazioni ferroviarie d'Italia, cioè, a Moccone, q. m. 1300 s.l.m., dopo aver colmato un dislivello di m. 850, è dismessa da tempo. Non usufruisce più della dovuta, necessaria manutenzione, né ordinaria, né straordinaria, per cui, versa in uno stato di completo abbandono, quasi di totale rovina.Peccato!I trenini, sospinti dal magico meccanismo biella-manovella, immagine vibrante, per noi ragazzi, di grandi emozioni, attraversavano paesaggi mozzafiato;-correvano fischiettando allegramente col caratteristico, dolce, indimenticabile, lieve sciuffi sciuffi , vomitando una lunga coda di vapore, che svaniva a poco a poco;-raggiungevano e collegavano importanti comuni presilani, i cosiddetti paesi della riva destra del Crati, quali Trenta, Casole Bruzio, Pedace, Serra Pedace, Spezzano Piccolo, Spezzano della Sila, Celico, Rovito, Lappano, San Pietro in Guarano, Moccone;-si fermavano nelle stazioncine elencate come in sequenza:Pedace (Perito), Magli, Casole-Trenta, Pedace-Serra Pedace, Spezzano Piccolo, Spezzano della Sila, Celico, Rovito, Lappano, Altavilla, San Pietro in Guarano, Redipiano, Santo Ianni, Fondente, Moccone. Qui mi piace ricordare la figura del macchinista-fuochista, colui che provvedeva ad alimentare il fuoco delle macchine a vapore e, che, di solito, nelle fermate, si affacciava, faceva capolino per scambiare un saluto col capostazione: dato il suo rapporto col carbone e col vapore, a vederlo dava l'impressione di uno spazzacamino; ricordo che in ogni stazioncina, tra le tante cose belle, vi era installata una pompa a stantuffo aspirante, che consentiva ai capistazione anche l' irrigazione dell' orto che avevano a disposizione;-attraversavano la mitica galleria del Fondente, ad andamento rettilineo, della lunghezza di circa m.2200, con binari inclinati verso le due imboccature, per motivi di sicurezza. Mi piace ricordare che in corrispondenza della nicchia n.17, se la memoria non mi tradisce, scavato nella roccia, è stato realizzato un piccolo tunnel, parallelo alla galleria, nel cui fondo si riversa l'acqua che copiosa trasuda, sgorgando dalla nuda parete rocciosa, che, con particolari condutture viene fatta defluire nell' acquedotto consortile;-attraversavano il mitico casello di Galluzzo, posizionato così in alto rispetto al tracciato ferroviario, in cima alla scarpata: coraggiosa, solitaria, sentinella della linea;-passavano sul ponte Pinto, a cavallo sul fiume Cannavino, tra Celico e Rovito, nonché sul ponte che sovrasta San Pietro in Guarano, di alto valore ingegneristico, con gli archi sovrapposti in due ordini di piani.E che dire della spettacolarità, come ama definirla il caro amico, Dott. Salvatore Scrivano, della grandiosità della galleria sita tra le stazioncine di Casole-Trenta e Pedace-Serra Pedace, a sviluppo elicoidale, per superare un eccessivo dislivello? Il trenino che saliva da CS entrava nell' imboccatura inferiore della galleria per uscire dall'altra parte, sita al disopra, o quasi, della prima e, ciò, sembrava quasi un gioco affascinante: ricordi di un passato che non passa!Negli anni antecedenti la seconda guerra mondiale e fino ai primi anni cinquanta, quando ancora le compagnie degli autobus erano di là da venire, la linea ferroviaria ha rappresentato l'unico mezzo di trasporto e di collegamento del territorio: velocizzando gli interscambi, nonché, le relazioni, gli affari, i negozi col capoluogo, i centri uscirono letteralmente dall'isolamento atavico in cui da sempre si trovavano intrappolati.Possiamo dire che la linea ferroviaria operò la rivoluzione del costume: con la sua attivazione, s' iniziò a viaggiare con un nuovo vettore, il treno, s' iniziò a spostarsi col treno, con il trenino s' incominciò a riceve e spedire la posta con regolarità, col trenino incominciarono ad arrivare, dall' America, i tanti attesi pacchi , che i parenti americani inviavano ai loro cari:l' arrivo del treno rappresentò una grande conquista!Inoltre, ebbe inizio un altro fenomeno importantissimo:la scolarizzazione di massa dei giovani e delle ragazze del posto, che potettero frequentare il Ginnasio a Spezzano della Sila e gli Istituti Superiori a CS.Ricordo, altresì, che, per la costruzione della ferrovia e far fronte alla carenza di manodopera qualificata, irreperibile nelle zone interessate, furono fatte venire da fuori maestranze specializzate, persino dal Veneto, dal Trentino Alto Adige, dal Lazio. E molte di queste contrassero matrimonio con le ragazze del posto:antesignani coraggiosi, pionieri ante litteram del processo d'integrazione Nord, Centro, Sud, anni venti trenta quaranta cinquanta.Mi chiedo:non si potrebbe convertire, come sta avvenendo in tutta Italia, il vecchio tracciato ferroviario, forse sto sognando alla grande, in una pista ciclabile, magari in ciclovia, adatto, appunto, sia per la percorrenza in bicicletta che per gli appassionati di running, di jogging, di trekking, essendo ormai tanti e sempre in costante aumento gli amatori di queste discipline?Il recupero del tracciato è importante anche per non dimenticare, per mantenere viva la memoria, avendo la Presila verso di esso un debito di gratitudine: ripeto, a volerlo sottolineare, che togliendola dall'isolamento la proiettò nella dinamica economica del circondario, agendo da fattore trainante dello sviluppo del territorio.In sintesi, con la conversione, si ricorderebbe il passato, si valorizzerebbe il presente e si darebbe una prospettiva al futuro, come fa osservare la cara amica, Dott.ssa Amalia MazzucaTecnicamente, la conversione sarebbe possibile, in quanto, con un dislivello di circa m.850, che copre una lunghezza topografica valutata intorno a km 30, si avrebbe una pendenza media del 2,833%, ottima per una pedalata in leggera salita, come, giustamente, asserisce l' esimio Prof. Franco Calomino, docente Unical. La ferrovia ha fatto la storia della Presila, la ferrovia è la nostra storia!La conversione della tratta ferroviaria rappresenterebbe il nostro ponte sullo stretto.Ironizzando, ma non troppo, ci vorrebbe un Salvini " nostrano" per poterlo realizzare. La Regione, la Provincia, i Comuni interessati hanno l'obbligo, non solo morale, di farsi carico di questo grosso problema, trovando un' adeguata, razionale soluzione.

Cordialmente.

Giuseppe Garro

I ricordi di Cicciobumma

Sulla sua pagina Facebook Ciccio De Rose ricorda, nel suo stile asciutto,  una quantità di fatti della Cosenza della seconda metà del secolo scorso ed ha acconsentito a farcene riversare qualcuno su questo sito.

Enzo Sanguedolce

Erano iniziati gli anni 60 e io frequentavo il CRAL di Via Monte San Michele, una sala di biliardi e gioco carte. C'era una umanità varia che si ritrovava in quei locali da gioco, dal professionista che veniva per passare qualche ora al biliardo ad altri che erano gli abituè alla ricerca di un eventuale "pollo" da spennacchiare. Enzo era atipico, frequentava il circolo e cercava tra i frequentatori la persona a cui vendere qualcosa perché si era improvvisato ambulante . Era simpaticissimo, allegro e io ero il suo collaboratore alle vendite. Ci muovevamo con una Vespa e l'Ufficio da lui preferito per tentare le vendite era l'Opera Sila in viale Trieste. Lo aspettavano con allegria e lui vendeva camicie, cravatte, maglioni e qualsiasi altra cosa che gli venisse richiesta. Il fornitore delle merci da vendere era Enrico Boccasile che aveva un negozio di abbiglimento, filati e merce varia in Via Rivocati. Quando entravamo negli Uffici dell'Opera Sila per gli impiegati era una festa perché Enzo improvvisava simpatiche battute e nel frattempo vendeva. Mi diceva,ad esempio, vai al nostro deposito e prendi tre camicie e due maglioni taglia 50. Io andavo da Boccasile che era "picinusu" e che non dava nulla senza soldi anticipati, compravo quello di cui c'era bisogno e portavo la merce richiesta. Le vendite erano abbastanza fruttuose, dopo di che andavamo a mangiare da Giocondo per poi recarci a giocare a biliardo e a poker al Cral dove continuavamo la nostra giornata. Poi, la serata a casa sua in Viale Trieste per giocare poker fino all'alba. Quello che guadagnavamo in tutta la mattinata, al vespro spesso andava via. Ma lui non si crucciava, canticchiava e continuava con la sua allegrìa. Aveva una compagna che si chiamava Pina che gli voleva bene e si dannava perché Enzo giocava sempre a carte. Iniziò a non stare bene con la salute e insieme a Pina andarono ad abitare dalle parti di Diamante. Un giorno andai a trovarlo in Ospedale, respirava a fatica ma con la sua contagiosa allegria mi chiese una maschera sub e un boccaglio per fare pesca subacquea. Si trasferì a Roma perchè con Pina aveva trovato lavoro come badante-governante di un Colonnello in pensione. Andai a trovarli e mi accorsi che il povero Colonnello era diventato il loro badante. Enzo,persona indimenticabile amante della vita ma che sciupò presto perché molti, ma proprio molti era gli interessi per una tipo di vita che invece di allungarla, la accorciava. 

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